La psicologia è un ambito di studi molto sfaccettato e vasto, ha al suo interno numerose correnti che tra di loro hanno punti di partenza, modi d’interpretarla e studiarla differenti.
Anche la pratica clinica non è una sola ma dipende dal tipo di approccio che possiede il terapeuta. Potremo così avere numerosi approcci differenti. Per esempio la terapia centrata sul cliente di Rogers, la Psicoanalisi classica o la psicoterapia della Gestalt ( solo per citarne alcuni).
Il mio fare ed essere nella pratica clinica è legato all’approccio cognitivo-costruttivista. In tale approccio la realtà è una costruzione attiva della persona e non un assimilazione passiva o ricettiva delle cose in “se stesse”. Partendo da ciò la terapia si occupa di intervenire sul significato piuttosto che alleviare i sintomi indesiderati o di addestrare le persone ad una migliore gestione dei problemi (A.Neimeyer 2009).
Come scrive Lorenzo Cionini, nella pratica clinica il processo terapeutico si propone di promuovere un cambiamento accompagnando la persona nel conseguimento di un nuovo stato di equilibrio che non si limiti a una risoluzione degli aspetti sintomatici del disturbo ma che coinvolga elementi della propria identità sentita e narrata. (Cfr. Cionini,2013)
Tra gli obbiettivi del approccio costruttivista c’è quello di aiutare la persona a divenire conoscitore delle loro esperienze (A.Neimeyer 2009) aumentando la loro consapevolezza e la capacità di autocambiamento. Il processo terapeutico è così focalizzato a permettere alla persona di cambiare il proprio punto di vista su di sè, di sè con gli altri, e dei significati che la persona costruisce rispetto alla propria esperienza presente e passata. (cfr. Cionini,2015)