Di cosa sono fatte le nostre “gabbie”?

Illustrazione di rosa fortunato
Illustrazione di rosa fortunato

E’ esperienza di tutti, fin da quando nasciamo esplorare il mondo e creare delle categorie. Cosi impariamo presto che ci sono diversi tipi di oggetti e che ognuno svolge una propria funzione, lo stesso faremo per le persone: avremo uno zio buono o la nonna severa, il saggio vecchietto con la barba bianca oppure la paurosa vicina con il naso storto ed un neo sulla guancia.

La nostra mente è portata a suddividere le informazioni in categorie così da migliorare la propria efficienza. La categorizzazione degli stimoli forniti dall’ambiente ci permette di memorizzare più efficacemente le informazioni e prendere più velocemente le decisioni. Grazie alla nostra capacità di categorizzare costruiamo un’immagine del mondo e di noi stessi. Con l’andare avanti dell’età questo processo aumenta sempre più così da rendere il mondo che cambia più prevedibile. Questo succede per darci l’impressione di non farselo sfuggire e di non perdercisi dentro.

E. Langer e J. Rodin definiscono in modo essenziale cosa avviene quando le categorie si uniscono in ragruppamenti statici e condivisi da più persone.

Noi adottiamo insiemi di categorie che servono come modi per organizzare i fenomeni. I prodotti di questa tendenza sviluppati più compiutamente sono le ideologie, i sistemi di idee che razionalizzano, giustificano e santificano la nostra vita. Nazionalismo, comunismo, esistenzialismo, cristianesimo, buddhismo: tutti questi movimenti ci forniscono identità, regole d’azione e interpretazioni del come e del perché le cose accadono come accadono.

La creazione delle categorie è quindi un attività importante per la nostra esistenza e la costruzione del nostro mondo esterno ed interno. Allo stesso tempo però tale azione può diventare deleteria per la nostra vita quotidiana. Molto spesso le categorie che creiamo diventano gabbie che ci danno la sicurezza di una vita stabile ed ordinata ma al contempo, come tutte le gabbie, ci bloccano, ci isolano e ci rendono a volte meno liberi e più soli.

Riuscire ad avere un approccio consapevole è il primo passo per non essere vittime delle nostre categorie, e renderci conto che esse sono solo utili costrutti. Idee che per aiutarci non devono diventare troppo rigide ma darci la possibilità di evolverle, mettendole alla prova, per poterne costruire di nuove al passo con i tempi che viviamo.

 

 

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